QUANDO L'ACQUA DIVENTA GHIACCIO...IN MONGOLIA

Al centro di infinite distanze, a pochi chilometri dal confine siberiano, all'inizio di marzo, il ghiaccio del lago Khövsgöl viene celebrato dagli abitanti della regione.
Su una strada immaginaria del lago ghiacciato i prestigiosi 4X4 e gli autobus arrivano senza sosta, è diventato raro trovare la rustica UAZ, come la sua controparte il furgone che, per decenni, attraversano eroicamente le piste mongole senza mai deludere, come lo fecero prima i cavalli di Chinggis Khan partito per la conquista del mondo. Con tutta questa folla, la festa sarà bellissima. Un'incredibile tavolozza di colori illumina la neve e soprattutto il ghiaccio perché, appena fuori dai veicoli, i più bei vestiti tradizionali sono indossati in onore della Perla Blu, soprannome del lago.

Quest'anno faceva troppo caldo a metà febbraio quando gli artisti hanno iniziato a scolpire il ghiaccio, quindi il lavoro è stato ritardato. Scalpelli, fresatrici, motoseghe si attiveranno fino a tarda notte in modo che domani tutto sia perfetto quando la gente invaderà la superficie ghiacciata del lago. Nonostante il freddo pungente, la squadra scelta dal comitato non si è scoraggiata e sotto le sue dita agili nascono le statue di ghiaccio che devono rappresentare il tema imposto quest'anno sul viaggio.
Sono le 10! tutto è pronto e una felice ondata di Mongoli circonda il presentatore dei due giorni del festival. Dopo i discorsi ufficiali, luogo ai canti, musiche e balli tradizionali sempre richiesti dai mongoli a cui piace essere ritrovati invocando il passato e soprattutto ascoltare cantare la steppa, la loro steppa. Per i giovani delle città che non conoscono la vita dei nomadi, le loro gioie e vincoli è una scoperta, quella di un mondo particolare che fa parte delle loro radici più intime.

Il programma è ricco e vario in giochi diversi e se non è facile combattere sul ghiaccio senza perdere rapidamente l'equilibrio, le frecce degli arcieri come gli ossicini o altre palle di ghiaccio non seguono sempre la traiettoria desiderata dagli sfidanti. È ovvio, sulla terra ferma è meno casuale e gli spettatori ridono di cuore di fronte alle difficoltà dei concorrenti!
Famiglie e amici si scaldano con specialità mongole o succulenti spiedini di manzo nelle iurte ristoranti, oppure fanno shopping nelle bancarelle allestite direttamente sul lago ghiacciato. Le donne spiegano con orgoglio le loro creazioni in feltro, pelle di volpe o di renne, ma presentano anche nuovi prodotti a base di cibi locali come i mirtilli che crescono abbondantemente nella zona o di pesce del lago.
Se i mongoli si divertono così tanto è perché in inverno i villaggi circostanti si addormentano e non ci sono sovente grandi occasioni di incontro. Si meravigliano e giocano come bambini in un parco di divertimenti chi scivola sul ghiaccio aggrappato ad una corda collegata e trainata da un'auto, chi fa gite in slitta sul lago, chi ammira le composizioni naturali e i quadri astratti che formano le vene di ghiaccio. Non appena ci si allontana dal luogo della festa, detonazioni profonde e opache riempiono l'aria, è l'annuncio della collisione tra diverse lastre di ghiaccio che creerà faglie per diversi chilometri. Il "fratellino del lago Baikal" così chiamato per la sua somiglianza e concordanza ad un'acqua pura che gli conferisce la stessa trasparenza quando il ghiaccio raggiunge il suo massimo spessore (circa 1,20 metri). Come il suo fratello maggiore il Baïkal, il lago Khövsgöl diventa in inverno una via naturale di circolazione in cui solo i locali che lo conoscono intimamente possono avventurarsi in sicurezza in tutte le direzioni.
La festa non sarebbe totale senza rendere omaggio alla natura. Sulla sponda del lago si trova sulla cima di una roccia un ovoo ossia una pila di sassi che rappresenta un luogo sacro in cui i Mongoli vengono a pregare lanciando riso e semi mentre si raccomandano a Madre Natura. Gli uccelli in agguato spesso rubano i semi lanciati completando così il ciclo della vita.

Le pesanti slitte di legno trainate da cavalli con ramponi fanno la loro comparsa: le corse stanno per iniziare! Si discute le probabilità dei vari concorrenti, chi quest'anno è in forma migliore perché il giorno prima durante l'allenamento, i nomadi hanno avuto il tempo di riconoscere le qualità del galoppo dei differenti cavalli e la padronanza del guidatore per portare alla vittoria la propria slitta.
Tutte le slitte sono sulla linea di partenza e brillano di mille luci. Tra le vivide sfumature dei Dell, i disegni colorati delle imbracature e dei gioghi che circondano le teste dei cavalli, a chi è stato fatto, col il crino, una coda di cavallo sulla parte superiore del cranio, i tappeti che coprono il sedile della slitta è la festa dei colori in attesa della partenza imminente. E sotto il leggero tintinnio dei campanelli che si muovono sull'imbracatura dei cavalli, si precipitano tutti alla conquista della gloria. Sono già solo punti all'orizzonte che galoppano a perdere fiato. I colori dei fantini si intrecciano in una nebbia variopinta mentre il tuono degli zoccoli che martella il ghiaccio fa eco al cuore degli spettatori che batte forte forte. In piedi, seduti o in ginocchio nella slitta, le redini riposte saldamente nelle mani callose, si incita il proprio cavallo, lo si adula, lo si minaccerebbe quasi per riuscire a superare l'avversario. Grido bestiale uscito dalle profondità delle viscere per incoraggiare, grido do intesa soddisfazione quando si riesce ad avvicinarsi e dopo un furioso fianco a fianco a sorpassare finalmente e correre alla vittoria come un cavallo alato. È Batnim che vince la gara dopo cinque giri frenetici attorno alla piccola isola situata nel lago, e domani sarà suo fratello a posizionarsi al primo posto. È felice, ha diritto agli onori della televisione e ci dirà che la corsa in slitta è una tradizione che non deve sparire e per questo si allena così tanto.

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